Probabilmente l’originaria chiesa di Tovena è antica tanto quanto il borgo, che è menzionato per la prima volta nel diploma del 962 con il quale l’imperatore Ottone I concedeva i diritti feudali sulla curtis di Tovena al vescovo di Ceneda, Sicario.
La prima attestazione risale però al 1243, quando viene menzionata in un documento: actum in Cortina Tovene apud ecclesiam. Sino al 1693, quando il 1 luglio venne promossa a Parrocchia, la Chiesa di Tovena era dunque una filiale di quella di Cison di Valmarino. Ciononostante, nel 1423, le venne concessa la facoltà di erigere a proprio uso il battistero, (segno questo che la Comunità aveva certamente raggiunto un discreto numero di abitanti).
L’attuale edificio sacro fu probabilmente costruito nel corso del XVIII secolo e subì in seguito vari restauri e ampliamenti, il più importante dei quali risale al 1853, quando si aggiunsero le due navate laterali, separate da quella centrale mediante eleganti colonnine.
La documentazione riguardante la prima visita pastorale effettuata nel 1740 dal vescovo Lorenzo Da Ponte, ci tramanda numerose informazioni relative alla vivace vita della Parrocchia e ai pregevoli arredi della chiesa, che era dotata di ben sette altari. Il fascino descritto in quei documenti si può ammirare ancor oggi visitando questa magnifica chiesa, ritenuta, a ragione, una fra le più belle della diocesi.
Il soffitto del coro è decorato da un dipinto di Egidio Dall’Oglio, raffigurante il Padreterno che compare tra le nubi con lo Spirito Santo sottoforma di colomba, attorniato da cherubini e da un angelo; evidente, secondo lo storico dell’arte G. Mies, il richiamo con quelli dell’Arcipretale di Cison. La volta della navata centrale è suddivisa in sei riquadri raffiguranti la Carità, la Speranza, la Fede, i Santi Simone e Giuda, l’Assunta e la Trinità, affreschi attribuiti sempre al pittore cisonese o al figlio Bartolomeo.
L’altare maggiore è ornato da un grande trittico, la cui sfarzosa cornice di legno scolpito e ricoperta di foglia d’oro è opera dell’intagliatore cisonese Sante Moretti (1699). Al centro vi è la pala che raffigura la Madonna sulle nubi con il Bambino, fra i santi apostoli Simone e Giuda, patroni del paese (sec. XIX). Le due tele minori, rappresentano invece San Valentino martire e Sant’Antonio da Padova e sono frutto del lavoro dell’artista austriaco Mattia Grempsel, chiamato alla corte dei conti Brandolini, ed autore di diverse opere sul territorio , tra le quali la pala di Zuel. Probabilmente sempre del Grempsel è il dipinto non ultimato, raffigurante il Battesimo di Gesù, che è venuto alla luce sotto la tela centrale, in seguito al restauro del polittico del 1990.
In fondo alla navata, l’altare ligneo della Madonna del Rosario ospita nella nicchia centrale la Vergine reggente il Bambino, a sinistra la statua lignea di San Domenico e a destra Santa Caterina da Siena. La pala lignea del Settecento con la Beata Vergine, Sant’Urbano, San Floriano e San Vigilio proviene dalla chiesetta di San Vigilio, che sorge sul fianco sinistro del Canale di San Boldo, poco sopra l’abitato di Tovena.
Anche ai protettori contro la peste, San Rocco e San Sebastiano, è dedicato un altare che presenta il frontone diviso in tre settori finemente intagliati e ornati da tre angeli. La pala centrale raffigura la Madonna assisa sulle nubi con il Bambino, San rocco, San Giacomo, San Sebastiano e Sant’Antonio Abate.
Nella navata destra l’altare ligneo è decorato da una pala settecentesca di Mattia Grempsel (L’invenzione della Santa Croce) e da un gruppo ligneo (Il Cristo deposto) nella parte inferiore.
Tra i pregevoli arredi di cui dispone la chiesa va sicuramente ricordato l’organo a una tastiera, caratterizzato da un timbro chiaro e armonioso che colpisce piacevolmente chiunque abbia la fortuna di ascoltarlo. Fu forse costruito da Gaetano Callido e si tratta di un tipico esemplare del Settecento in stile veneziano.
Imperdibile altresì il battistero con tazza monolitica risalente all’epoca medievale, coperto da una cuspide lignea ottagonale.
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