La chiesa di San Michele di Gai è documentata per la prima volta nel 1266, come prebenda dei monaci Benedettini di Santa Maria Maggiore di Treviso.
L’edificio viene poi ricordato come chiesa campestre negli atti della visita pastorale del vescovo Niccolò Trevisan del 1475. Probabilmente però, già al tempo delle invasioni barbariche, sulla sommità della collina si ergeva un oratorio; si spiegherebbe così la dedica a S. Michele, santo a cui i longobardi erano particolarmente devoti.
L’attuale edificio, con annesso cimitero, fu costruito intorno al 1740 in cima alla collina e ancora oggi desta curiosità e affascina i viaggiatori che passano per la Vallata. Dalla sua posizione, nella tranquillità del bosco, si domina con lo sguardo lo spettacolo che caratterizza queste meravigliose zone: il verde dei prati, la regolarità degli abitati e delle coltivazioni ed allo stesso tempo l’equilibrio disordinato delle colline e dei boschi.
L’interno della Chiesa è dominato dall’altare maggiore ove vi è oggi una pala seicentesca di gusto semplice e popolare che rappresenta San Michele con le bilance. Si tratta di una classica immagine del santo; San Michele infatti, guerriero per eccellenza, difensore del popolo cristiano, nella tradizione cristiana ha il compito di condurre le anime al giudizio di Dio: ecco dunque perché sovente viene raffigurato con la spada e la bilancia, in riferimento alla funzione di pesatore d’anime.
Fino a pochi anni fa quest’opera era coperta da una pregevole pala di Francesco da Milano, che raffigurava La Madonna con il bambino, S. Michele e San Giorgio, rimossa per essere restaurata ed ora conservata presso la canonica di Tovena.
Gli affreschi che decorano il soffitto sono attribuiti all’artista locale Egidio dall’Oglio e raffigurano tre diversi episodi di cui è protagonista l’Arcangelo Michele: La liberazione di San Pietro, L’annuncio a Giuseppe, L’assunzione di Maria al cielo.
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