l piccolo borgo di Gai sorge ai piedi del versante occidentale dell’omonimo colle, terrazza naturale sulla Valmareno, sulla cui sommità è posta, isolata, la chiesetta dedicata a San Michele Arcangelo.
L’edificio è datato 1740, ma diversi documenti ne attestano l’esistenza già a partire dal XIII secolo. All’interno si possono ammirare pregevoli opere come gli affreschi decorativi del soffitto attribuiti all’artista locale Egidio dall’Oglio, l’altare ligneo del Seicento e una pala di fattura popolare, recentemente scoperta dopo la rimozione di una preziosa tela del Da Milano.
Una passeggiata nel borgo di Gai e nei suoi dintorni, tra salite e discese, permette di osservare il variegato paesaggio: campi coltivati a vite e mais, prati di erba fresca e cortili recintati, tipiche abitazioni rurali costruite con le pietre del luogo, che, a chi le osserva attentamente, mostrano ancora la loro origine glaciale.
Origine
Le origini di Gai sono antichissime e legate alla conformazione del territorio, in particolare alla strategica posizione della collina di formazione morenica che taglia trasversalmente la Vallata. Infatti, l’oratorio dedicato a San Michele, il santo guerriero venerato dai Longobardi, si trova in una posizione di controllo, forse residuo di una più antica postazione di avvistamento e segnalazione. Il toponimo Gai probabilmente fa riferimento ad uno stanziamento franco-longobardo, ne dà traccia l’etimologia del nome, dal termine germanico gahadi (recinto, terreno riservato), oppure dal latino gaium (bosco di alberi di alto fusto, riserva esclusiva del signore).